LE  LAVANDAIE  DEL  MONTESERRA    anno 1952

 

Il Monte Serra; Paranaso di pinaia e di olivete è oste fecondo del  Rio Magmo; nasce da varie vene del Serra, scende lungo le tortuose valli zampillando tra argentii rivi e rocce luecenti espandendosi al canto delle ninfe nel grande letto, cinto da  ripe fiorite; ombreggiate da betulle, e lungo le gore che danno risorse economiche a frantoi e mulini.

Buti terra generosa di muse agresti profumate di lavanda; qui vive Giannina… vedova e madre di Maria (dette pentole), esse svolgono un lavoro molto onorato (lavandaie)  al quale tengono pegno.
Sono donne sole; di ottima salute… è l’indispensabile per affrontare gli impegni giornalieri, lavorano senza risparmiarsi, servendo pure la crema del paese.

Non scendono mai alle gore del paese... non si fidano perché le gore dicono loro raccolgono glispurghi di chi lava al di sopra.

Così esse coi cesti colmi, nelle giornate di  tempo buono,  quando il sole spente le stelle; si specchia nella valle che pare incantata …. é bello vederle coi cesti poggiati sopra il ciuffolo (pezzo di stoffa arrotolato) sulla testa e mani sui fianchi, mentre s’incamminano in via Paola da Buti, salgono su verso il molino di Pamperso e li… tra il profumo del bosco, sopra a tutti i lavatoi di pietra… domina la gora.

Come loro abitudine guardano il cielo facendosi il segno della croce, e come ringraziare Dio cantavano felici anche questo giorno possono mangiare.    

II canto  echeggia lungo la valle giù verso il fiume e la rotaia del molino…. di solito sono laude meravigliose. Prima che il sole ceda al tramonto; dietro le cime del monte, Giannina e Maria tornano sù… alla  gora, a raccogliere la biancheria distesa nei prati. Entrambe si aiutano a vicenda... Ripiegando accuratamente senza fare una grinza, coi cesti ricolmi ridiscendono la china per la consegna,  i clienti sono grati e generosi, dinanzi a quello splendore odoroso dì fiorì di lavanda.

Alcune massaie del paese invidiano la loro vantazione dicendo: sembrano lavino bene solo loro, ed era sempre un ciaccolare a sproposito. Un giorno escogitarono un piano maligno;  come di consueto... madre e figlia ritiratesi per mangiare e fare un pisolino andarono su ai prati e aprendosi a dispetto dei varchi tra la biancheria sporcandola .

Le voci giunsero in paese: gli abitanti gridarono alla vergogna, volevano bene: a quelle due donne laboriose e oneste. Maria portava un bel taglio di capelli bruni, vestiva aderente; non era una grande bellezza era…come tante donne del paese, però aveva un bel fisico.

Il giorno dì carnevale le amiche la invitarono ad andare a una festa da ballo, con i loro amici fuori paese, Mamma Giannina si oppose un bel pò, sua figlia era appena  diciannovenne perciò non gradiva, vedeva nero.

Era bella la sala da ballo, era bella la musica, tango, valzer e comparsita; conobbe un ballerino... .la faceva volteggiare e tutti facevano cerchio , ballava bene. era portata al ballo, aveva orecchio per la musica, come la fiaba di cenerentola: l’orologio scandì la mezzanotte, la chiamarono per il rientro…Lei lusingata da quel uomo maturo (uomo di vita) scosse la testa. Ti riporto io Maria, la riportò all’alba e così si perse Maria.

La Madre si disperò, ma quando il ballerino veniva sotto le sue finestre con il gilera  Maria saliva.

Insegnò a tanti giovani del paese il ballo. Fra tanti personaggi c’erano dei mentecatti, prendevano in giro Maria; volevano… (è proprio vero che il maiale si sogna la ghianda).

Di tiri birboni da quel giorno ne subirono un bel pò povere donne.

Il loro lavoro continuava con grande dignità, solo d’inverno era molto precario; andavano a lavare incuranti del freddo e della pioggia, per ripararsi tenevano una balla di canapa in testa quale scendeva lungo la schiena. Certe volte sì riparavano dalla mugnaia che ben felice le  faceva asciugare al fuoco.

In quel periodo era difficile asciugare la biancheria, certo non veniva morbida come nei prati.

Quel giorno mamma Giannina: mise: sul fornello una pentola con trippa e centopelle (piatto prelibato dei Butesi), poi scesero per le spese, al rientro sentirono un odore di trippa ben felici dissero ci siamo è quasi cotta.

Maria soffiava con la ventaiola (ventaglia di castagno, orgoglio dei famosi corbellai butesi che per lunghi anni grazie agli imprenditori - Bozzi - Batisti - Nea di Banda - anno avuto molte risorse), soffiava sui fornelli a carbone e voltandosi verso la madre disse: mamma senti se è cotta, mamma Giannina era intenta ad apparecchiare la tavola, avvicinandosi prese il forchettone ed infilò la trippa, è sempre cruda Maria non centra neppure la forchetta; ma che ci ha dato Paiolo… Paiolo era il macellaio che distava due portoni più innanzi verso piazza vecchia, sotto di loro abitava la bella Angelica con il marito detto Pietro Micca,

Corsero giù gridando - Paolo che trippa ci hai dato? E’ due ore che bolle è sempre cruda; ti ci metti anche tu! ma che dite donne..vi ho dato il fiore della trippa è assurdo - vieni a vedere.

Paolo seguendo le due donne salì la rampa delle scale entrò nella grande cucina notò il loro ordine; un acquaio a muro guarnito da una tendina a quadri, una piattaia in legno di ciliegio e un bel focarile, si avvicinò al fornello con il forchettone e tirò su la trippa - sorpresa e stupore..... non era trippa ma un groviglio di una camicioletta di lana. Che vi hanno fatto povere donne; le donne sì misero a gridare vado a chiamare i carabinieri questo è troppo. Sentendo quel vociare il vicino entrò dicendo; via non vi arrabbiate ecco la trippa e ben cotta e calda è solo uno scherzetto non credevo si andasse sul grosso; sul grosso ci sei andato tu mi meraviglio! Madre e figlia sì mostrarono indifferenti verso i vicini per lungo tempo.

Il tempo galantuomo passò in fretta portandosi via Giannina, Maria sposò un signore di città; con gli anni anche lui seguì i suoi, Maria sentendosi sola, senza una parola gentile e senza affetto ha  voluto ritirarsi nella casa di riposo di Buti.

Ogni tanto mi manda i saluti ma non sono riuscita ad andare a trovarla - mi fa male al cuore.Voglio bene alla gente povera e umile, pure noi siamo stati umiliati e offesi. E’ un po’ lungo il mio scrivere, io scrivo come diceva Guido Guinizzelli (detto Lapo): ciò che mi ditta il core.

 

Argia Bonaccorsi

li 2° agosto 2oo6